Lazio-Juventus, la chiave tattica – Il “perno” argentino e l’aggressione sulle fasce

Quando la differenza la fa il primo controllo di palla: elementare finché si vuole, ma fondamentale. Al centro dell’attacco la Juventus ha Dybala, la Lazio ha Milinkovic-Savic: sarebbe riduttivo spiegare la differenza tra le due squadre analizzando la partita di soli due calciatori, ma buona parte della vittoria bianconera di stasera è tutta lì. Perché la granitica solidità del 3-5-2 ha bisogno necessariamente di uno “sfogo” che possa esaltarne il lavoro, e il numero 21 argentino ha ormai acquistato le stimmate del ruolo che fu di Tevez. Vero che nel secondo tempo perde qualche pallone di troppo, ma dimostra un’intelligenza calcistica sovrumana perché, sin dal controllo di palla, cerca di mettersi nelle condizioni per fare la giocata migliore. A volte esagera, ma capirà col tempo come restare sempre “dentro” la partita: questo è ciò che gli manca ancora rispetto al predecessore argentino, perché dal punto di vista tecnico, non ha nulla da invidiare. A nessuno, al mondo.

I RADDOPPI E IL PERNO DEL GIOCO. La Juventus fa capire subito che ci sarebbe stata ben poca storia all’Olimpico: pronti via, e le due mezz’ali bianconere Sturaro e Asamoah (ottimo il suo rientro) accompagnano costantemente gli esterni Lichtsteiner e Alex Sandro, col risultato di prendere costantemente in mezzo i poveri Radu e Basta. Questo perché Kishna e Candreva non aiutano praticamente mai, e quando attaccano, rimbalzano puntualmente o sui due esterni bianconeri, o sulla guardia implacabile di Barzagli e Chiellini, sempre attenti ad andare a prenderli “alti”. Ma soprattutto Dybala è bravo a piazzarsi alle spalle di Biglia e Parolo, riuscendo a trovare sempre spazio tra le linee non compatte della Lazio, riuscendo a giocare fronte alla porta e mai di spalle. E’ lui il faro del gioco bianconero, spalleggiato dall’ottimo Mandzukic che fa sportellate, apre spazi e porta un pressing mostruoso sul primo possesso palla avversario.

LA RINCORSA E’ LANCIATA. Nella ripresa la Juventus, a parte i primi dieci minuti, non riesce a gestire la partita come dovrebbe e potrebbe, sebbene manchino due giocatori come Pogba e Khedira nel mezzo, ma non soffre mai. Marchisio è attento in copertura ma poco preciso, gli ingressi di Keita e Felipe Anderson conducono a più miti consigli Sandro e Lichtsteiner, e la Juventus abbassa inevitabilmente il baricentro nonostante i dettami del tecnico, pur concedendo soltanto conclusioni poco pericolose agli avanti laziali. Dettagli, tutto sommato: la rincorsa è lanciata, e non c’è nessuna voglia di fermarsi.

Gennaro Acunzo

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