Juve-Milan, fuoco e fiamme dal Purgatorio: alla ricerca del riscatto guardando in alto verso la luce

Dopo quattro anni di gloria e di vittorie qualcosa è cambiato. Anzi, dire qualcosa è probabilmente riduttivo. Perché non si tratta solamente di un cambiamento organico, fisico e tecnico, quello che ha subito la Juventus in questo vero e proprio ciclo. Si tratta di un cambiamento “metafisico”. Metafisico come il viaggio di Dante, dall’Inferno al paradiso, passando per quell’esasperante Purgatorio, e conclusosi con una visione del cielo a metà, quello raggiunto l’anno scorso, sfiorando le grandi orecchie. Un viaggio iniziato nel 2006 e che, adesso, è giunto alla fine.

PERCORSI PARALLELI – Quando il Milan vinceva, la Juventus era appena ritornata a farsi valere. Ora invece, le cose girano al contrario. Gli anni della B e i successivi sono stati tra i più difficili della recente storia bianconera, che dall’Inferno ha poi passato anni di purgatorio credendo la sua natura ormai smarrita ma che, alla fine, ha saputo ritrovare. Facendolo alla grande. Partendo dal tenebroso e confusionario limbo in cui è stata spedita, oltrepassando il distacco tra la propria realtà e quella degli altri, ha subito poi il percorso di purificazione dall’era Ferrara, passando per Delneri, fino ad arrivare ad Antonio Conte. Lì dove finalmente, si è ricominciata a vedere la luce.

DALL’ALTRO LATO – A tre anni di vittorie col tecnico leccese corrispondono tre anni di inferno per il Diavolo che, guarda un po’ il paradosso, non vede l’ora di ritornare in paradiso. Dopo l’ultima annata vincente di Allegri, quella del 2010-2011, i rossoneri si sono completamente arenati, nelle mani di Seedorf prima, in quelle dell’idolo Inzaghi poi. E ora, proprio come la Juventus, si trovano ad un punto fermo che potrebbe rappresentare la fine di un ciclo. Ma si sa che ad ogni fine, corrisponde un nuovo inizio. E probabilmente quella di sabato, potrebbe essere l’occasione per comprendere a che punto si è arrivati. Sia per la sponda bianconera che per quella rivale. Una parabola ascendete, quella juventina, che si trova ora a traballare; una parabola discendente, quella del Milan, che ora potrebbe cominciare a risalire.

LA METAFISICA DEL VIAGGIO – Ma dov’è la metafisica di cui si parlava prima, vi chiederete. Essa sta nel cambiamento radicale che è avvenuto, in questo viaggio zebrato fino al punto in cui ci troviamo oggi: quello verificatosi prima nella testa di un gruppo di uomini, e poi nelle gambe di un gruppo di calciatori. Perché con il passaggio del testimone di grandi campioni come Nedved, Del Piero, Trezeguet, Cannavaro, e via dicendo, non poteva non esserci un mutamento radicale. Perché la storia, quella vincente, della Juventus, nasce prima dallo spirito e dalla mentalità di un vincitore, e poi dalle gambe buone di un grande campione. La dimostrazione? Il primo anno di Antonio Conte, con una squadra che mai nessuno si sarebbe sognato di nominare per lo scudetto e che, invece, è riuscita a trovare il Paradiso. Il viaggio era arrivato all’ultimo capitolo, Beatrice era stata finalmente ritrovata. Ma la visione del Signore, quella, la si è solo sfiorata.

NUOVO INIZIO – Il primo anno di Massimiliano Allegri ha goduto della mentalità e della tenacia di un gruppo che ha imparato, assimilato, cosa significhi lottare e ardere per la vittoria. E con l’aggregazione di nuovi, validi elementi, si è arrivati a sfiorare l’impresa. Ma adesso, dopo un ulteriore passaggio del testimone, quello di Tevez, Pirlo, Vidal, siamo giunti ad un nuovo bivio. La mentalità dei nuovi non può essere quella alla quale ci eravamo abituati, e non dobbiamo nemmeno essere tanto egoisti da pretendere che essi l’assimilino solo indossando la prestigiosa maglia bianconera. Adesso si è arrivati al punto, in cui i nuovi hanno bisogno di imparare, e per imparare c’è sempre e comunque bisogno di tempo. Pretendere grandi risultati da chi ha solo grandi gambe sarebbe come pretendere un bel film solo perché fatto da grandi attori. E non c’è niente di più sbagliato quando si parla di un nuovo inizio.

La partita di sabato potrà dire tanto per il futuro di due squadre che hanno fatto la storia del calcio italiano, e dunque nulla potrà darsi per scontato. “Quando sono arrivato eravamo all’Inferno, ora siamo in Purgatorio, io vorrei arrivare al Paradiso”, questa la citazione di Sinisa Mihajlovic alla guida del nuovo Milan, quando ha invitato la sua squadra a superare le Colonne d’Ercole. Alla Signora, spetterà lo stesso. Perché il percorso è arrivato alla fine, ma ricordiamoci che è solo uno dei tanti, e la via dal Purgatorio al Paradiso, spesso non è lontana come si pensa.

Mattia Riccio (@MattRiccio11)

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