Un tema in bianco e nero – Non siamo i più forti

Faccio il provocatore, ma non troppo. Dopo anni in cui abbiamo dominato in Italia e, finalmente, lo scorso anno anche fatto venire i brividi al super Barcellona, quel ciclo è finito. E bisogna prenderne atto. Questo non significa che abbiamo una squadra di brocchi, o che siamo destinati all’anonimato per un futuro più o meno lungo. Anzi l’età media della squadra e la qualità dei nuovi arrivati fa immaginare che di ciclo se ne possa aprire presto un altro, forse presto.

Ma se Allegri stenta ancora a trovare la via di uscita alle nebbie del gioco bianconero, delle ragioni oggettive ci sono, perché sappiamo tutti che l’anno scorso il mister ci ha messo del suo per portarci fino a Berlino. E se pur vedendo Dybala tutti i giorni in allenamento gli regala solo pochi minuti, qualche ragionamento lo starà pure facendo per quanto non appaia chiaro. A me, come a nessuno. Ma in tanti lo dicevamo anche quando Conte teneva in panchina Quagliarella che aveva le medie tiri e gol più alte di tutti gli attaccanti, ma rimaneva spesso in panchina.

Ora però siamo in ritardo su qualunque tabella di marcia. Le ambasce, tattiche si ma anche tecniche, in campionato, la mancanza di personalità e la spaventosa (in negativo) media di gol fatti a partita indicano che la Juventus non ha trovato ancora la strada per essere grande. Il noioso pareggio col Borussia ha poi evidenziato come i giocatori che ti fanno fare il salto di qualità non si vedono (ancora). Quelli che quando trovi l’avversario arroccato in difesa ti sbloccano la gara con la genialata (Carlitos, tanto per capirci) e fanno la differenza fra una squadra solo discreta come quella tedesca e quelle che dominano in Europa.

La Juve potenzialmente ne ha, ma alcuni sono spesso in panchina, altri alla ricerca della forma fisica migliore, altri in crisi di crescita e mercoledì perfino Cuadrado non ha timbrato il cartellino. Con questo fardello è un po’ difficile immaginare che andando avanti in Champions, impresa evidentemente plausibile, si possa fare paura alle solite corazzate continentali. Nel frattempo in Italia altre squadre hanno risolto brillantemente alcuni problemi annosi (il Napoli e la sua ex difesa colabrodo per esempio, o la Roma con il riposizionamento del ruolo di Totti) e vanno forte. E forse sono veramente più forti (almeno per il momento).

Per arrivare a questo risultato però in entrambi i casi le formazioni hanno prima resistito alla tentazione di un repentino cambio della guida tecnica (Sarri non adatto alle big, Garcia troppo “romanizzato” si diceva). Per me rimane certamente Allegri quello avvantaggiato nel capire come risolvere il problema Juve. Poi, come diceva un mio allenatore, se l’avversario nonostante tutti gli sforzi è stato più forte a fine gara vai a stringergli la mano.

Salvatore Arpaia

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