Azerbaigian-Italia, l’analisi del match: “italianamente” agli Europei

Premessa: quest’Italia non è bella. Spesso non è solida, mai è profondamente talentuosa. E se abbandonata dai singoli, non è neanche pericolosa. Insomma: vista così sembrerebbe che la traversata in Francia sia praticamente da evitare. Invece no, anzi: è tutt’altra storia. Perché c’è una dote su tutte che Antonio Conte ha saputo dare: il cinismo.

ITALIANAMENTE – Ecco: “italianamente” agli Europei. Ma non nel senso che si va col catenaccio, oppure con il solito pullman piazzato davanti alla difesa. Italianemente nel senso che si va di grinta, di voglia, di forza. Con quella capacità di rialzarsi nei momenti difficili che in fondo contraddistingue il Paese intero. L’Azerbaigian non dovrebbe far paura, eppure negli ultimi dieci minuti, gli azzurri vanno avanti con contropiedi sterili (affidati sempre a Giovinco, davvero in palla) o guizzi estemporanei. È che occorre sempre fronteggiare il forcing azero: a tratti temuto, a tratti frenato. Non una bella immagine.

CHE DUO! – Da dove ripartire? Conte dovrà recuperare giocatori e… “figurine”. Già, chissà che un Mario Balotelli tornato al massimo non possa essere il punto esclamativo in una squadra con mille parole, ma spesso in disordine. Finora, comunque, la frase più bella è stata composta dal duo Eder-Pellé: inimmaginabile ad inizio ciclo, oggi inimmaginabili senza quest’azzurro addosso. Come cambiano, i tempi.

FINALMENTE 4-2-4 – Non cambia Conte, però. Che finalmente plasma l’Italia a sua immagine e somiglianza: eliminando prima il 3-5-2, e poi ritornando a quel 4-2-4 con cui ha portato in alto il Bari. El Shaarawy gli dà garanzie tattiche, e offensivamente fa male; Candreva, da questo punto di vista, è già una certezza. Insomma: gli interpreti ci sono tutti. E infatti gli azzurri, tatticamente, restano superiori a tanti. Merito anche dell’ex Juve, che però non dev’essere soddisfatto: quest’Italia, con condizione e convinzione, può migliorare in modo considerevole.

CriCo

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