Napoli-Juve, l’analisi tattica – Poche idee e tanta confusione: è tempo di cambiare

Incredibile. È questo l’unico aggettivo che può essere utilizzato per descrivere la situazione che sta vivendo la Juventus, che dopo sei partite è ancora ferma a quota cinque punti. Sicuramente c’era da aspettarsi una partenza con qualche difficoltà, ma a preoccupare principalmente sono la mancanza di personalità e di idee di gioco che i bianconeri hanno messo in mostra in questo pessimo avvio di campionato.

Per la gara di stasera, Maurizio Sarri sceglie di puntare ancora sul 4-3-3 con Insigne e Callejon larghi a supporto di Higuain, viste le note difficoltà dei suoi uomini nell’attaccare il vertice basso della squadra avversaria e per aprire il gioco sulle fasce e, soprattutto, attaccare la Juventus lì, nel punto dove è più debole vista la presenza di un giocatore fuori ruolo: la corsia di sinistra.

Massimiliano Allegri risponde con un 4-3-1-2 con Padoin largo a destra, viste le assenze di Lichtsteiner e Caceres, Hernanes in cabina di regia e Pereyra sulla trequarti a sostegno della coppia Dybala-Zaza, che insieme ha giocato un solo tempo nella gara con il Frosinone di mercoledì scorso. Fondamentale, con questo schema contro un avversario che può essere letale sugli esterni, doveva essere il sostegno di Lemina e Pogba ai terzini in fase difensiva.

Dicevamo di una Juventus che avrebbe potuto incontrare serie difficoltà sulla destra, e infatti così è stato: dopo un primo quarto d’ora di discreta intensità da parte dei bianconeri, con Zaza e Pereyra attivi tra le linee della retroguardia azzurra, inizia un momento di calma piatta e i principali pericoli creati dagli azzurri sono arrivati proprio dalla catena di Insigne e Ghoulam, sempre pronto a proiettarsi in avanti. Il gol azzurro arriva al minuto 26, e potremmo definirlo una collection di tutti gli errori messi in mostra durante questo avvio di partita: Pogba perde banalmente a centrocampo una palla in ripartenza, Padoin è fuori posizione, la spazzata di Lemina sul passaggio filtrante non è esaltante e Insigne è lasciato clamorosamente libero di tirare dal limite dell’area da un impalpabile Hernanes, che difficilmente rivedremo più in cabina di regia. Dopo il gol del Napoli, la Juventus inizia a recitare il ruolo di spettatrice non pagante, e gli unici lampi sono di matrice partenopea. Da sottolineare la compattezza dei reparti degli azzurri e la capacità di Jorginho nell’abbassarsi a prendere palla per far ripartire l’azione che, uniti alla capacità del centrocampo di fare filtro, è proprio ciò che è mancato agli uomini di Allegri in questa prima frazione.

Il secondo tempo vede gli azzurri recuperare palla e ripartire in velocità, cercando di gestire il vantaggio e piazzare il secondo gol, che arriva grazie ad un clamoroso errore di Hernanes in fase di impostazione che consente a Higuain di involarsi tutto solo verso la porta bianconera e trafiggere di sinistro un Buffon non irresistibile. La reazione arriva subito dopo il 2-0, così come a Roma: Dybala crossa al centro, Koulibaly e Ghoulam lisciano il pallone e Lemina la mette dentro con un tiro non pulitissimo ma efficace. Entra subito Cuadrado al posto di Hernanes, dopo sei minuti Morata al posto di Dybala e la Juventus prova ad impensierire il Napoli con qualche azione in velocità e, soprattutto, con un tocco di personalità che nel primo tempo era mancato, ma non basta: il Napoli di Sarri, veloce, pericoloso e allo stesso tempo concreto batte una Juventus che ha un’identità ancora tutta da trovare. Impressionante è anche il dato riguardante i passaggi: 461 palloni toccati, 381 passaggi andati a buon fine, 65 sbagliati (fonte: WhoScored).

Pochissime idee, tra l’altro confuse, e tantissimo lavoro da fare. Come cantava uno dei più celebri artisti partenopei, è tempo di cambiare: “E’ tempo di cambiare, di non lasciarsi andare, di vivere la vita così, come un angelo o un assassino, ognuno nel suo passato, ognuno col suo destino”. Già, perché la Juventus ha bisogno di trovare una nuova direzione. E in fretta.

Corrado Parlati

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