La scacchiera ha bisogno delle sue pedine. E il nostro “re” è un Principino

Che brutta partenza la Juve. Due sconfitte di fila alle prime due di campionato, mai successo. Sconfitta in casa alla prima di campionato, mai successo. Due partite diverse, due storie diverse, ma stesso risultato. Se a Roma con la Roma perdere in senso assoluto ci sta, come ci sarebbe potuto stare anche negli anni indietro data la qualità della squadra di Garcia, quella che è mancata davvero è stata la prestazione, se non negli ultimi 10 minuti e con un uomo in meno, dove forse più l’orgoglio che altro hanno permesso di salvare la faccia e ridurre il passivo (che per la classifica avulsa, come detto anche da De Rossi, potrebbe avere un suo significato non solo morale). Alla prima contro l’Udinese è mancato solo il gol, una di quelle partite maledette dove la palla non vuole entrare alla prima azione subita si prende il gol, di quelle che a un certo punto ti accorgi che se porti a casa lo 0-0 ti devi ancora leccare le dita. Ci sta anche questo. Ovviamente, con la settimana di sosta il bombardamento mediatico è stato, ed è, notevole. “Cosa è successo alla Juve”? “non si possono sostituire Tevez, Vidal e Pirlo dall’oggi al domani” e poi ancora “manca gioco, fantasia, qualità, la squadra di Allegri faticherà quest’anno”. Tutto vero, ma proviamo a fare un paio di valutazioni. In queste due partite oltre ai tre campioni già citati che mancavano e mancheranno sempre, siamo stati privi anche di altre pedine fondamentali della Juve più e meno recente quali Barzagli, Morata e, soprattutto, Marchisio. L’assenza del Principino si è fatta sentire due volte, sia direttamente che indirettamente.

Direttamente perché ormai il valore del centrocampista della Juve e della nazionale è riconosciuto a livello europeo, e quando manca la squadra ne risente in maniera pesante. Capitava già l’anno scorso anche quando giocava da interno, figuriamoci quest’anno che dovrebbe ereditare il ruolo in regia, unico in grado di poterlo fare più che egregiamente, lasciato vacante da Pirlo. A maggior ragione, e non ce ne voglia l’ottimo Simone, se al suo posto gioca Padoin, che ha tante qualità riconosciute, ma non quella di saper impostare il gioco. Le prestazioni di Marchisio in quella posizione avevano incantato già l’ultimo anno di Conte, che dopo aver provato anche Vidal e Pogba aveva trovato nel Principino il vero alter ego del Maestro in cabina di regia, esperimento riuscito e riproposto spesso anche l’anno scorso da Allegri quando Andrea era fermo ai box.

Indirettamente, perché oltre a mancare lui è “mancato” anche l’altro nostro big di centrocampo, ovvero Pogba. Il ragazzo è valore aggiunto della rosa bianconera, e lo sarebbe in qualunque rosa, ma è, per l’appunto, un ragazzo. Ha poco più che vent’anni e talento da vendere, può spostare gli equilibri di diverse gare, ma ancora non gli si può chiedere di prendersi sulle spalle un’intera squadra. Le prestazioni opache di Paul in queste prime due uscite sono sicuramente frutto della mancanza di un appoggio sicuro: in due partite su due gli sono mancati tutti e tre i compagni di reparto dell’anno scorso, quelle certezze che rendono più libera la mente e più sicuri i movimenti. Ecco perché siamo sicuri che il rientro di Marchisio, oltre che quello di Barzagli e Morata (e vedremo, anche Khedira), darà tante certezze in più alla squadra, per il valore di Claudio, e per quello che da capitano in campo (Buffon è un po’ lontano) potrà trasmettere. Per giocare al meglio la sua lunga partita, Allegri ha bisogno di recuperare alcune pedine importanti, tra cui il suo “re”. Pardon, Principino.

 

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

 

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